domenica 20 settembre 2009

RELIGIONE NON SIGNIFICA PRIGIONE

Nessuno ha il diritto di uccidere, nessuna religione dà al padre il potere di accoltellare una figlia. Ogni religione, anche la più rigida e austera, è comunque una costellazione di valori, è la cornice interiore di una Civiltà, della convivenza pacifica e felice degli uomini. Nella mente di alcuni uomini la religione è soltanto un alibi, il facile lasciapassare per il dominio feroce e arbitrario contro chi è più debole. È il necessario salvacondotto per edificare le mura di una prigione personale. Un piccolo carcere di famiglia in cui sono rinchiusi bambini e donne. La schiavitù, a insegnarcelo è la Storia, non ha nessun bisogno di religioni o leggi. In certe culture questa forma di oppressione, prima di tutto psicologica, coincide con il normale procedere delle cose, e tutto ciò che lo contrasta va aggredito con la rabbia di una lama che penetra nella carne. Nell’Italia del Diritto, una Donna è ancora un cittadino. Non un animale, non un mobile di casa, non un oggetto di proprietà.

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