sabato 27 giugno 2009

IRAN: REALTA' E DESCRIZIONE

Allontanati con forza i giornalisti stranieri, opportunamente imbavagliata l’informazione interna, precipitosamente spenti i microfoni, immediatamente oscurate le telecamere, per avere notizie su quanto sta accadendo a Teheran in questi giorni non rimane che affidarsi alla tv di Stato iraniana. Oppure al web. La prima, inutile dirlo, non è attendibile: controllata dal potente di turno, come in altri parti del mondo, fornisce un’informazione quanto meno distorta, se non addirittura una non-informazione, che è decisamente peggio. Resta quindi il Web, rimangono i Blog e i Social Network su cui scorrono a raffica le notizie, scritte o filmate, caricate e rilanciate da chi vede con i propri occhi ciò che accade davvero sotto la sua finestra, davanti al portone di casa, ai compagni di lotta che marciano accanto a lui o ad inermi passanti, perchè pure in Iran uno ha il diritto di uscire di casa ogni tanto. Si tratta forse di una visione limitata della situazione, circoscritta ad un piccolo ambito, ma quando le voci sono molteplici, variegate, allargate a macchia d’olio, allora l’informazione sugli avvenimenti assume un carattere decisamente emblematico sull’Iran del dopo voto "democratico". Se per questo tipo di informazione mancano la verifica e i riscontri oggettivi, l’importante è prudentemente prendere il tutto con le molle. Resta in ogni modo il fatto che, di norma, le testimonianze raccolte in diretta, scremate dagli eccessi, sono attendibili.

sabato 6 giugno 2009

GIORNALISMO E PETTEGOLISMO

Si discute sul futuro del giornalismo a fronte dell'avanzata prepotente di Internet. Quasi un secolo fa, in "Dalla parte di Swann", Marcel Proust scrisse: "Quel che rimprovero ai giornali è di farci prestare attenzione ogni giorno a cose insignificanti, mentre non leggiamo che tre o quattro volte in tutta la vita i libri dove ci sono cose essenziali". Se il panorama giornalistico attuale vede quotidiani sempre più simili a settimanali di pettegolezzi e telegiornali fratelli gemelli dei reality, quale futuro sarà riservato all'informazione popolare? Qualsiasi superficialità potrà sostituire anche il miglior reportage di un cronista?

martedì 2 giugno 2009

1989-2009: VENT'ANNI DA TIEN AN MEN

Sono passati 20 anni dai cosiddetti "incidenti della Piazza Tien An Men", la grande rivolta cinese capitanata dagli studenti universitari, scoppiata nell'aprile 1989 e finita in giugno, soffocata nel sangue, che ebbe il suo culmine a metà maggio, con l'occupazione della grande piazza di Pechino. Non è mai stata fornita una versione ufficiale di quanti furono uccisi sulla stessa piazza, quando all'esercito fu dato l'ordine di sparare sulla folla. Ma ci furono altri morti: quelli successivi, quelli processati e quelli condannati per aver preso parte o capeggiato la rivolta. La Cina di oggi sarebbe diversa se il governo avesse reagito in altro modo alla rivolta popolare? Nessuno può saperlo. La Cina cresceva già a quel tempo ad un ritmo del 10% annuo. Deng Xiao Ping, vera figura dominante del Paese nonostante non avesse cariche importanti, a parte la presidenza della Commissione militare, riconosciuto mente della repressione, fu lo stesso che negli anni Novanta fece aprire le porte al Mercato e pose le basi per fare della Cina la potenza mondiale che è oggi. La politica ha spesso ben poco a che fare con la morale, e la prosperità che ne deriva molte volte è l'ultima conseguenza di una perversa sequenza di orrori e tragedie.