martedì 26 agosto 2008

Blog su PAPA LUCIANI

Gentile ospite,

ho il piacere di invitarti a visitare il blog che ho creato su Giovanni Paolo I in occasione della ricorrenza dei trent’anni (1978 - 2008) dal suo pontificato.
L’indirizzo a cui puoi collegarti è il seguente:

http://papaluciani.blogspot.com/

giovedì 21 agosto 2008

UN ALTRO MODO DI LEGGERE IL MEDAGLIERE OLIMPICO


Qualche volta, sulla differenza tra il podio e la medaglia di “legno” (il 4° posto) più che la prestazione atletica incidono la sorte o un punteggio eccessivamente benevolo da parte di un giudice. Oltre a ciò, il medagliere non evidenzia mai la qualità di risultati che, se non valgono un podio, possono avere comunque un valore significativo. Per allargare la valutazione sui risultati non contemplati nel medagliere abbiamo conteggiato tutti i piazzamenti tra i primi 8 (considerandoli finalisti), attribuendo dei punteggi a scalare: 8-7-6-5-4-3-2-1. Con tale criterio finiscono col primeggiare gli USA, superiori alla Cina per numero di finalisti in tutte le prime 8 posizioni, escluse ovviamente le vittorie. Terza è la Russia (21 quarti posti, come USA e Cina), quarta l'Australia, a seguire Gran Bretagna, Germania e Francia, con l'Italia ottava, davanti al Giappone e all'Ucraina. La classifica a punti valorizza le prestazioni italiane: 74 finalisti, di cui ben 13 finiti al 4° posto e altrettanti al 5°. Gli atleti azzurri sarebbero così quarti davanti a giapponesi e sudcoreani ma finirebbero alle spalle dei francesi, che dalla loro farebbero “pesare” la presenza nelle fasi finali di ben 104 atleti. E’ il segno di un movimento in piena salute perchè riesce ad esprimere valori di livello elevato distribuiti su un più ampio ventaglio di discipline. USA, Cina e Corea del Sud si distinguono perché hanno ottenuto più podi (rispettivamente 110, 100 e 31) che piazzamenti dal 4° all’8° posto (88, 66 e 20): è l'indice della capacità di individuare le gare in cui eccellere. Altro indizio per valutare la forza teorica di un movimento è il rapporto fra le medaglie conquistate e il numero degli abitanti: in questo svetta nettamente la Giamaica, che con una popolazione di 2,8 milioni di persone (Fonte: CIA) ha raccolto ben 11 medaglie (e 2 quarti posti, uno nel lungo), tutte nelle gare veloci di atletica. Seconda l'Australia, a seguire: Nuova Zelanda, Norvegia, Cuba, Armenia, Bielorussia, Georgia, Danimarca e Slovacchia. Quanto all’influenza delle giurie, ridimensionando i Giochi, escludendo cioè le discipline in cui queste sono decisive (ovvero: dressage, ginnastica, judo, lotta, nuoto sincronizzato, pugilato, scherma, taekwondo e tuffi), la Cina perderebbe il 50% del suo bottino (26 ori in meno sui 51 totali) e verrebbe scavalcata dagli USA, scesi a 32 ori (meno 4). La Gran Bretagna (18) e l’Australia (13) supererebbero la Russia (10). L’Italia scenderebbe invece a 3 ori (più 8 argenti e 4 bronzi) perdendone 2 dalla scherma, uno da pugilato, judo e lotta, e terminerebbe alle spalle di Ucraina, Olanda, Giamaica, Spagna e Kenya.
Come si vede, anche le classifiche possono finire come le opinioni al bar Sport: alla fine tutti ne abbiamo una valida.

martedì 12 agosto 2008

DAL VENETO AL MONDO: PAPA LUCIANI

(Da “Il Giornale di Vicenza”, martedì 12 agosto 2008, pag. 6)

IN UN LIBRO I VERI DISCORSI DI UN PONTEFICE A CUI PIACEVA IMPROVVISARE

di Gianmaria Pitton

Saverio Mirijello ebbe un moto di sorpresa quando, nell’ottobre del 2006, vide su Raiuno la fortunata fiction su papa Giovanni Paolo I, intitolata “Papa Luciani, il sorriso di Dio”, interpretata da Neri Marcorè. Sorpresa perché nei titoli di coda, nella bibliografia dei testi utilizzati come fonte per la sceneggiatura, c’era che un libro dello stesso Mirijello: “Con il cuore verso Dio. Intuizioni profetiche di Giovanni Paolo I”, pubblicato da Neri Pozza nel 1995 e distribuito in Italia da Longanesi. Libro fortunato, spiega Mirijello, tanto da essere praticamente esaurito, nonché apprezzato anche in ambienti autorevoli della Chiesa. Ma un libro stranamente “dimenticato”, anche se offre una documentazione particolarmente importante per conoscere da vicino papa Luciani. Saverio Mirijello infatti, in un anno e mezzo di lavoro, ha raccolto tutti i discorsi pronunciati da Giovanni Paolo I nel corso dei trentatré giorni del suo pontificato. Ma non compare semplicemente la versione ufficiale dei discorsi, bensì il testo effettivamente pronunciato dal papa il quale, spiega il curatore, «usava spesso modificare e integrare il testo preparato per la lettura parlando a braccio ai convenuti». Mirijello ha quindi rintracciato e trascritto le registrazioni, fornendo così la possibilità di capire come e dove il papa andasse oltre l’ufficialità del testo predisposto. Nel libro ci sono anche il messaggio di papa Luciani alla diocesi di Miami e il discorso preparato per l’udienza ai procuratori della Compagnia di Gesù, resi pubblici dopo la morte del pontefice, e un gruppetto di telegrammi e lettere. Suggestivo, fra i tanti testi presenti, il saluto alla folla in piazza S. Pietro, domenica 27 agosto: “Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere. Appena è cominciato il pericolo per me, i due colleghi che mi erano vicini m’hanno sussurrato parole di coraggio”. Poi la spiegazione del nome: Giovanni da Giovanni XXIII e Paolo da Paolo VI, i due pontefici suoi predecessori.

sabato 9 agosto 2008

IN ITALIA NON CI SI PUO' ANNOIARE MAI


venerdì 8 agosto 2008

8 AGOSTO: RICORDANDO MARCINELLE


Sono le 8 e dieci del mattino dell'8 agosto 1956. L‘inferno si sta scatenando sottoterra, a 975 metri di profondità: una colonna di fumo nero si leva dalla miniera di carbone di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio. Dei minatori scesi nel pozzo per il primo turno 262 moriranno atrocemente: di questi, 136 sono italiani. Marcinelle, da anonimo nome di località, diverrà un peso irremovibile nella memoria delle tragedie italiane.
LA TRAGEDIA. Gli uomini si erano appena calati, l'estrazione era cominciata quando sulla piattaforma del piano 975, per un malinteso come può sempre capitare, la gabbia si avvia prima del tempo mentre un vagone non bene inserito oltrepassa uno degli scomparti filando via verso la superficie, guadagnando velocità e danneggiando due cavi elettrici ad alta tensione. E’ un errore che però costerà molto caro. Un bagliore, poi il finimondo: le fiamme avvolgono rapidamente travi e strutture in legno. Non ci sarà scampo per molti uomini là sotto. Solo 7 operai riusciranno a risalire in superficie, accompagnati dalle prime volute di fumo nero, annunciando la tragedia che si sta consumando.
"SONO TUTTI MORTI". I soccorritori, intuito immediatamente cosa sta tragicamente succedendo, tentano l'impossibile e sfidano la temperatura infernale causata dall'incendio. Il giorno dopo i lavoratori sono ancora prigionieri: l'incendio non ha ancora coinvolto chi lavora ai livelli più bassi della miniera e per giorni si spera di poterli trovare ancora in vita. Ma all'alba del 23 agosto i soccorritori riemergono in superficie e le poche parole pronunciate da uno di loro pesano come un macigno: "Tutti morti". Li hanno trovati a 1.035 metri di profondità, avvinghiati gli uni agli altri in un'ultima disperata ricerca di aiuto e di solidarietà.
RABBIA E IMPOTENZA. Quel giorno tante povere famiglie chiamano invano nomi italiani. Dopo le grida, i pianti, le maledizioni, le donne non hanno più voce e lacrime per piangere i loro uomini. Solo la pietà umana e l'intuito dell'amore permetteranno, in alcuni casi, di riconoscere i corpi consunti dalle fiamme. Sarà bandiera a lutto per l'Italia, per i 406 orfani che malediranno per tutta la loro vita Martinelle, per il Paese dei poveri, degli emigranti, "merce di scambio" tra i governi italiano e belga che nel 1946 firmarono l'accordo "minatori-carbone": l'Italia forniva manodopera (47mila uomini nel '56) in cambio di carbone.
UNA VITA IN CAMBIO DI TANTE SPERANZE. Partiti da casa con poche cose, i minatori, lavoratori delle tenebre, sono inchiodati sotto un cielo perennemente grigio di bassi fumi, un paesaggio da "Cittadella" di Archibald Joseph Cronin, di pavé nero e sconnesso. E’ un lavoro massacrante che abbrutisce e sfama a stento. Ci sono il grisou in perenne agguato, i mucchi di scorie come severe sentinelle, le umide baracche divenute case tappezzate da tante cartoline illustrate di paesi col campanile in mezzo e la campagna attorno, un bicchiere di vino dozzinale ed una voglia disperata del sole di casa. In Belgio si muore di gas venefico, di fuoco, della mancanza di sicurezza nei pozzi, ma si perde la vita anche più lentamente, senza accorgersene, per le polveri di carbone che entrano nei polmoni, per l’alcool che ti brucia, per la fatica, la nebbia, la muffa che ti entrano dentro, per la nostalgia che ti corrode l’animo. Sono vite vendute sempre per troppi pochi soldi, e per un maledettissimo sacco di carbone.

martedì 5 agosto 2008

UN SAGGIO DI SAVERIO MIRIJELLO: CARIOLATO, LE GESTA DI UN FEDELISSIMO DI GARIBALDI

(Da Il Giornale di Vicenza”, martedì 5 agosto 2008, "Cultura", pag. 43)

di Luca Valente

In prima linea nelle battaglie cruciali del Risorgimento, protagonista nella spedizione dei Mille, legato da sincera e duratura amicizia a Giuseppe Garibaldi. Domenico Cariolato (Vicenza, 7 luglio 1835 - Roma, 29 gennaio 1910) entra di diritto nella storia di quel periodo decisivo per la formazione dello stato nazionale. A ripercorrerne le gesta gloriose è Saverio Mirijello, autore di uno studio articolato che è stato recentemente pubblicato in sunto su un numero speciale della rivista Rassegna storica del Risorgimento, edito dall’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano di Roma in occasione del bicentenario della nascita dell’Eroe dei Due Mondi.

Quello di Cariolato nelle Guerre d’Indipendenza fu un esordio da predestinato. Il 10 giugno 1848, non ancora tredicenne, si distinse nella difesa di Vicenza assediata dagli austriaci salvando una donna e i suoi due bambini dall’esplosione di una bomba sulla quale si era gettato asportandone la miccia. Per il suo coraggio fu decorato con una medaglia di bronzo al valor militare da parte del Senato romano. Ma era solo l’inizio: l’anno successivo si arruolò nel battaglione vicentino della legione di Garibaldi, poi prese parte all’insurrezione di Genova, quindi combatté nella difesa della Repubblica Romana. In tale occasione il giovane garibaldino, preso prigioniero dai francesi, riuscì a fuggire, non prima di aver tenuto testa in un interrogatorio al generale Oudinot.Episodi ampiamente illustrati da Mirijello nella sua ricerca e riportati anche negli estratti pubblicati sulla rivista, dove trova ampio spazio soprattutto il rapporto di Cariolato con Garibaldi. Nel 1860, infatti, prese parte alla spedizione dei Mille (assieme ad altri 33 vicentini) e combatté nelle battaglie di Calatafimi, Milazzo e sul Volturno contro l’esercito borbonico. Si distinse in particolare nella prima, tanto che il Comune trapanese, successivamente, gli conferì la cittadinanza onoraria. Più volte promosso e decorato, nella battaglia di Bezzecca (1866) fu assegnato al quartier generale del condottiero nizzardo. L’anno successivo era ancora al fianco di Garibaldi, col grado di colonnello, nella sfortunata spedizione fermata a Mentana dalle truppe franco-pontificie.Al di là dei numerosi fatti d’arme che videro protagonista Cariolato, lo studio di Mirijello - che è alla ricerca di un editore, magari vicentino, disponibile a divulgarlo - presenta anche gli aspetti non eminentemente bellici del rapporto tra il generale in camicia rossa e il patriota vicentino, come la visita di Garibaldi a Vicenza del marzo 1867, durante la quale pronunciò un discorso dalla loggia della Basilica e la fitta corrispondenza tra i due, conservata al Museo del Risorgimento di Villa Guiccioli. Non mancano cenni all’esperienza civile e politica di Cariolato negli ultimi lustri dell’Ottocento, nonché al suo impegno come tutore dell’asilo di Bertesina, giardino d’infanzia creato con la moglie Anna Maria Piccoli.