domenica 29 ottobre 2017

L'evento "RICORDARE", dedicato alla Grande Guerra, in onda su RAI STORIA

Martedì 31 ottobre 2017, alle 21.40, sul canale tematico Rai Storia andrà in onda lo speciale "Asiago: conoscere, ricordare e tramandare" (rivedi la puntata su Rai Storia), relativo alla rivisitazione storica svoltasi sull'Altopiano nel mese di agosto, realizzata grazie alla collaborazione tra il Comando forze operative nord e le istituzioni locali, in primis il Comune di AsiagoLa manifestazione, attraverso celebrazioni, visite guidate e spettacoli, ha riportato per tre giorni alla memoria fatti e personaggi della Grande Guerra: un doveroso ricordo dei tanti giovani soldati che hanno sacrificato la loro vita per la Patria sulle montagne altopianesi. 
Tra i contributi di ricerca storica, Saverio Mirijello parlerà del linguaggio al fronte e dei passatempi di trincea nella Grande Guerra, traendo spunto dal suo libro "1914-18: Parole dal fronte". 
La trasmissione avrà due repliche: l'1 e il 6 novembre.

domenica 22 ottobre 2017

"PRIMA DELL'ALBA" di Paolo Malaguti: un romanzo nella sconfitta

È una fredda mattina del 1931. L’ispettore Malossi è svegliato da una telefonata della questura: abbandonato sui binari della ferrovia Firenze-Prato, giace un cadavere. Non è il corpo di un uomo qualsiasi, ma quello del generale Andrea Graziani, luogotenente della Milizia fascista ed “eroe” della Grande guerra. Come è morto l’anziano militare? Si è trattato di un incidente o di un omicidio? È l’inizio di “Prima dell’alba” (Neri Pozza), il nuovo romanzo di Paolo Malaguti, che accompagna il lettore in un’avvincente indagine a ritroso nel tempo, fino ai giorni bui del Primo conflitto mondiale. «Ho pensato per anni a un libro sul dramma dei soldati nella Grande guerra» spiega l’autore, trentanove anni e da molto tempo residente nella zona del Monte Grappa.
«Qui la memoria del conflitto è ancora vivissima, quasi in ogni famiglia c’è un appassionato che ha il suo piccolo museo di reperti di guerra. I segni delle battaglie come Caporetto sono ancora dappertutto e favoriscono anche nei giovani l’interesse per quel periodo storico. Ma a darmi lo spunto per iniziare a scrivere è stata la vicenda del generale Graziani: la sua morte misteriosa negli anni Trenta e i crimini che ha commesso quando era al fronte».
Noto alle cronache per la brutalità nei confronti dei sottoposti, lo spietato generale “fucilatore” compì il suo gesto più efferato durante la tragica ritirata del 1917, condannando a morte il ventiquattrenne artigliere Alessandro Ruffini, reo di aver fatto il saluto militare con il sigaro in bocca. Partendo da questo episodio storico, Malaguti propone una possibile soluzione per un cold case dimenticato dalla storia, per allargare lo sguardo a un tema più ampio, quello delle punizioni disumane che venivano inferte ai fanti italiani. Soldati, nati nelle aree più povere e arretrate del paese, che spesso non riuscivano nemmeno a capirsi tra di loro, in un contesto dove un piccolo errore di comunicazione poteva fare la differenza tra la vita e la morte. «Ho potuto ricostruire l’atmosfera di quei giorni», racconta Malaguti, «grazie al libro sul gergo di trincea 1914-18 Parole dal fronte di Saverio Mirijello, che mi ha dato gli strumenti per scrivere dialoghi il più possibile credibili. Perché quello che volevo era portare alla luce un aspetto che ancora oggi, a cent’anni di distanza, si fa fatica ad affrontare: la realtà di una guerra non compresa e non voluta da quegli italiani — spesso poveri contadini — che formavano il grosso della truppa» e che erano trattati dagli alti gradi come carne da cannone. (di Luigi Gaetani, “la Repubblica” del 22 Ottobre 2017)

sabato 7 ottobre 2017

Recensione del libro "LA CALDAIA DELLE STREGHE" a cura di Nicoletta Martelletto (Il Giornale di Vicenza)

Nascita di un cecchino tra gli orrori della guerra 

Appassionante è la vicenda del sergente vicentino Bicchi che viene scelto in fanteria per diventare tiratore e chiudere col passato

Cosa passa per la testa di un tiratore di precisione? Cosa pensa quando preme il grilletto? E quanto è lungo e tormentato l'avvicinamento all'obiettivo prescelto? Ce lo hanno raccontato oggi film come "American Sniper" o "Il nemico alle porte" e ancora con più crudeltà le dirette Tv da Sarajevo, quando durante la guerra di Bosnia sul viale dei cecchini sono caduti in centinaia. Ma mancava ancora, nella fioritura di testi per il 100° della Grande Guerra, qualcuno che scrivesse di chi, nelle file del nostro esercito, aveva ricoperto questo ruolo già ampiamente praticato sul fronte austriaco. Cecchino era il soldato austro-ungarico dell'imperatore Cecco Beppe, che non aveva pietà, un tiratore da temere e da tenere lontano. Un nome dispregiativo. Col romanzo "La caldaia delle streghe", 214 pagine per Attilio Fraccaro editore, l'appassionato ricercatore storico Saverio Mirijello colma questo vuoto. Il tiratore scelto di cui narrare la storia è il sott'ufficiale Luigi Bicchi, vicentino, fante nella IV compagnia del 129esimo. Un nome di fantasia, un trascorso tra Monte Zebio, Carso e un presente sul Pasubio, giusto sui bordi di quella "caldiera delle streghe", così chiamata da un militare austriaco reduce da bufere di neve e arsure insopportabili. Bicchi è un bravo soldato, con qualche ombra disciplinare, che viene convocato all'improvviso nelle retrovie per divenire tiratore. Spara da quando è ragazzino, a 10 anni va a caccia col padre e lo zio, assimila presto la pazienza dell'appostamento e la freddezza dell'esecuzione. Ma poi da giovane, chiamato alle armi, come tanti coetanei si chiede il perchè del conflitto: «Molti compreso il sottoscritto, disconoscevano le effettive ragioni, non era certo motivante nè corroborava lo spirito. Del pugno di ferro imposto da Cadorna, e di tutto quell'enorme catafalco politico e militare che lo sorreggeva, continuavo sinceramente a infischiarmene». Ma Luigi combatte, perchè serve il Re e la sua Patria. E soprattutto deve coprire chi va all'assalto. Quando fallisce e muoiono i compagni più vicini, il tormento lo divora. Viene ferito gravemente, è soccorso dai suoi che non lo abbandonano ma quando viene spedito in licenza a casa dai genitori, non riesce a consumarla tutta, perchè l'estraniamento è tale che il fronte di nuovo lo chiama. Eseguirà fino in fondo il suo dovere su uno scenario di armamenti puntigliosamente descritto da Mirijello, con una competenza che gli vale i complimenti di Federico Prizzi, polemologo e storico militare, autore della incisiva prefazione. Ogni trasferimento ed ogni missione di Luigi Bicchi è in realtà un pretesto per aprire parentesi sugli aspetti più duri della vita di trincea, dalla mancanza d'acqua - ci sono pagine di assoluta emozione - all'impossibilità di comunicare con l'esterno, dalla guerra ai pidocchi alla legge marziale che interviene quando i soldati familiarizzano col nemico. E' carcere per chi lancia un pezzo di pane e ne riceve in cambio un pacchetto di sigarette. E' carcere per chi risponde all'austriaco che grida "come stai?". Anche un "Buon Natale" equivale al reato di "agevolazione al nemico". Tutto questo narra Mirijello, insieme alle lezioni di balistica e alla favola di un amore vicentino per Luigi, la commessa Anna che lo attende in città, ogni volta che sbuca in divisa tra ondate di vapore e si fa travolgere da un abbraccio in stazione. Dopo un inverno tremendo sul Pasubio, costruita la Strada delle Gallerie, inizia la guerra sotterranea tra i Denti. Ancora morte e distruzione, per lui altri sei mesi sul fronte del Carso fino al congedo e alle medaglie al valore. «Non mi interessava essere considerato un eroe: speravo solo che mia figlia ricordasse quanto a più lungo possibile il fatto che suo padre e sua madre si erano battuti per qualcosa di migliore e di più grande» è la chiusa di Bicchi, che affida il diario ai posteri e alle montagne, finalmente mansuete.

giovedì 21 settembre 2017

IN LIBRERIA - Recensione di Stefano Aluisini

Il secondo romanzo storico di Saverio Mirijello racconta la vita di un “cecchino” italiano, un soldato scelto per la sua comprovata abilità nel tiro e nei movimenti sul terreno, individuato per assolvere un ruolo ingrato e pericolosissimo che lo porterà infine in uno dei luoghi più terribili della Grande Guerra, il Monte Pasubio. Lassù, su quella montagna tormentata che gli stessi austroungarici chiameranno “la caldaia delle streghe”, vivrà la sua esperienza più estrema che lo condurrà sino ad una sorta di battaglia personale contro il suo omologo dell’esercito imperiale. Una guerra fatta di silenzi e movimenti furtivi, di tracce cancellate e di impercettibili odori portati dal cambiare del vento, di uomini soli con il proprio fucile che scrutano per ore attraverso il mirino del cannocchiale le postazioni nemiche o gli anfratti più inaccessibili dai quali si sentono perennemente osservati. E tra la terribile routine della battaglia, con i suoi assalti disperati e sotto i bombardamenti più pesanti, con i soldati perseguitati dalle valanghe o da una sete inestinguibile, la guerra per lui si riduce a un colpo solo, perfettamente studiato, sparato nell’istante giusto. Eppure non c’è vendetta nei suoi occhi, non c’è rancore nei suoi pensieri; così mentre migliaia di uomini scavano la roccia per fuggire alla distruzione o cercare a loro volta di fare saltare le postazioni nemiche, lui dorme sotto un cielo infinito i sonni più tormentati, nella spasmodica attesa che le prime luci dell’alba gli indichino il bersaglio. In questa storia emozionante e raccontata sullo sfondo di più generali eventi storici realmente accaduti, il protagonista vede cadere uno dopo l’altro tanti commilitoni della prima ora, soldati d’ogni parte d’Italia, in quello che diventa un realistico affresco della guerra in prima linea. Sino al giorno in cui la caccia della quale era protagonista, ma anche vittima, lo porterà infine a scontrarsi corpo a corpo proprio con il fantasma che ossessionava le sue missioni.

(Da: www.memoriaestoria.it/libri/)

martedì 8 agosto 2017

LA CALDAIA DELLE STREGHE

Pasubio, 1916. I due eserciti contrapposti non riescono a scalzarsi a vicenda. Sulle cime del Massiccio, la guerra si è incagliata e le truppe italiane accusano varie perdite conseguenti anche ad azioni di cecchinaggio. Un tiratore in particolare, tremendamente preciso nel colpire a freddo, sta seminando autentico terrore. Al sergente Luigi Bicchi viene affidata una missione speciale con ampia discrezionalità. Egli sente il peso insopportabile di un passato da cui vuole liberarsi e sa che dall’esito delle sue azioni dipenderà molto del suo futuro e del destino dei suoi compagni.