domenica 15 marzo 2009

UN SOLO LUOGO

C’è un romanzo del 1960, intitolato “To kill a mockingbird”, dell’americana Harper Lee, uscito in Italia col titolo “Il buio oltre la siepe” e diventato uno splendido film con Gregory Peck nella parte del protagonista. La storia si svolge nel profondo sud degli Stati Uniti, in Alabama, negli anni ‘30. Un giovane nero viene accusato di avere violentato e picchiato una donna bianca, reato che in quei tempi e in quel clima può portarlo dritto alla sedia elettrica. Un avvocato bianco, convinto della sua innocenza, accetta di difenderlo, attirandosi l’odio di tutta la cittadina in cui vive. Alla fine, nonostante il processo dimostri l’evidente innocenza dell’imputato, questi viene riconosciuto colpevole; e morirà, in attesa del processo di appello, mentre cerca di fuggire di prigione. Ma la cosa più bella e più attuale del libro è l’arringa conclusiva di Atticus, l’avvocato, in tribunale. Eccone una traduzione e un sunto approssimativi, ma sono parole che suonano di grande attualità per il mondo e per l’Italia di oggi, indipendentemente dal fatto se i rumeni di Roma siano colpevoli o meno. (N.B.: E’ da ricordare il periodo in cui si svolgono i fatti, gli anni ‘30 della Grande Depressione economica, e il luogo, il sud degli Usa dove vigevano segregazione razziale e profondi pregiudizi. Ecco dunque cosa dice l’avvocato difensore alla giuria, interamente composta di uomini bianchi. ”Signori, i testimoni a favore dell’accusa si sono presentati a voi nella cinica presunzione, nella diabolica presunzione, che tutti i Negri mentono, che tutti i Negri sono fondamentalmente esseri immorali, che non c’è da fidarsi di tutti gli uomini Negri quando sono attorno alle nostre donne. Ma voi conoscete la verità, e la verità è questa: alcuni Negri mentono, alcuni Negri sono immorali, di alcuni Negri non c’è da fidarsi quando sono attorno alle donne - nere e bianche. E’ una verità che si applica alla razza umana e a nessuna particolare razza di uomini. Non c’è in quest’aula un solo uomo che non abbia mai mentito, che non abbia mai commesso qualcosa di immorale, e non c’è uomo vivente che non abbia mai guardato una donna con desiderio. Thomas Jefferson una volta disse che tutti gli uomini sono creati uguali. Ebbene, noi sappiamo che in realtà non tutti gli uomini sono creati uguali: alcuni sono più intelligenti di altri, alcuni hanno migliori opportunità, alcuni hanno più soldi, alcuni hanno più talento. Ma c’è un luogo in questo paese in cui tutti gli uomini sono uguali, in cui il povero è uguale a Rockefeller, lo stupido uguale a Einstein, l’ignorante uguale al professore universitario, e quel luogo sono le corti di giustizia. I nostri tribunali hanno i loro difetti, come ne ha qualsiasi istituzione umana, ma in questo paese le corti di giustizia sono i grandi livellatori, nei nostri tribunali gli uomini sono tutti uguali”. (Un ringraziamento personale a Enrico Franceschini)

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