giovedì 12 febbraio 2009

LA RAGAZZA CHE VOLEVA MORIRE

Beppino Englaro ha scritto della figlia Eluana: “Era assoluta verso se stessa: o tutto o niente. O una vita traboccante di sè o la morte. Niente compromessi, niente grigi nella sua scala di valori”. Mentre attorno alla ragazza che voleva morire -e che non si voleva lasciar morire- è andato in scena il grande ballo dei compromessi tra lo Stato e la Chiesa, Eluana ha saputo piantare, seppur da immobile, una spina nelle nostre coscienze di persone vive e presumibilmente reattive, spingendoci al punto di chiederci quanto grigio ci sia dietro al nostro ideale coraggio, dentro alla nostra presunta equilibrata morale. Se la vicenda dolorosissima di Eluana può insegnarci qualcosa, può essere forse nell'indurci a riflettere sul fatto che nessuno detiene il potere di influenzare gli altri con le proprie credenze. In fondo tutti viviamo con approcci differenti alla vita e con modi diversi di declinare i valori fondamentali. Il vero rispetto delle differenze, che annulla il relativismo, è un valore fondante del vivere civile ed è un fondamento di civiltà. Mentre Eluana ha terminato il suo viaggio terreno, e ora è il cielo la sua casa, molte altre persone vivono in quella stessa stazione di parcheggio sensoriale e dimensionale. Se la sua storia non ha avuto un bel finale, potrà riconquistarlo in ognuno di noi se da questi giorni disperati impareremo a nutrire maggior rispetto per l'inizio e la fine di una vita.

1 commento:

Anonimo ha detto...

.."rispetto per l'inizio e la fine di una vita"... è un sentimento fondamentale che mi sembra pochi considerino. Ho proprio la sensazione che nel nostro Paese, in svariate e soprattutto drammatiche situazioni, come per esempio la storia di Eluana, molti si permettono di dare giudizi e di esprimere opinioni...tutti sono diventati saggi, moralisti, super-informati...ma mi chiedo: abbiamo noi tutte le competenze per giudicare le decisioni altrui? chi siamo per permetterci di dire ciò che è giusto o sbagliato?... Gioia