sabato 4 dicembre 2010

PREMIO "COLA GALASSINI" ALLA TESI SU RENATO GHIOTTO

Un profondo amore per la sua città natale, Montecchio Maggiore, e la sua professione. Renato Ghiotto, nato nel 1923 e morto nel 1986, è stato, a soli 23 anni, il primo direttore del Giornale di Vicenza nel dopoguerra, dal 1945 al 1950. Giornalista, scrittore, grande appassionato di cinema, è il protagonista della tesi di laurea “Renato Ghiotto (1923-1986): questo film non vi farà dormire” di Saverio Mirijello, vincitore del quinto premio “Cola Galassini”, dedicato alla memoria della professoressa Carolina e riservato a tesi su argomenti di interesse locale. «Renato Ghiotto è stato un giornalista che ha saputo dare una grande svolta al Giornale di Vicenza chiamando a lavorare le migliori giovani menti dell'epoca - ha affermato Ario Gervasutti, attuale direttore del quotidiano, intervenuto ieri alla cerimonia in sala civica Corte delle filande -. Ha lasciato ai giornalisti un importante insegnamento: la capacità di tenere lontane le pressioni derivanti dalla guerra e dagli eventi. Ha saputo innovare il linguaggio giornalistico con capacità di sintesi e uno stile che è rimasto "moderno" per più di trent'anni». Il secondo posto se l'è aggiudicato Paolo Cattaneo con la tesi “Le divisioni agrarie di età romana nel Vicentino: analisi delle persistenze e proposte ricostruttive”; terzo posto per Elisa Pilati e il suo lavoro sulla “Vita a Montecchio Maggiore durante il periodo fascista”. Quarto posto, infine, alla tesi “La guida turistica, dall'analisi sulla comunicazione visiva di alcune guide alla progettazione di una guida sulla città di Montecchio Maggiore” di Valentina Sinico. Presenti alla cerimonia anche Giuseppe Galassini, marito della prof. Carolina, l'assessore alla cultura Claudio Beschin e il direttore della biblioteca civica di Montecchio Roberto Ghiotto: «Questo premio - ha detto Ghiotto - è un'iniziativa che, anno dopo anno, si sta radicando sempre più con ricerche di alto livello qualitativo». «Arricchisce la nostra cultura locale e concede ai giovani di esprimere il proprio amore per il loro paese - ha concluso Beschin- e contribuisce a mantenere vivo il ricordo di una donna, Carolina Cola, di grande cultura».

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