domenica 5 ottobre 2008

QUANDO LA DEMOCRAZIA E' AZZOPPATA

L'utilità della libertà di espressione e di voto non si misura solo a partire dal suo "rendimento" concreto, dall'efficacia pratica dei risultati. Se servisse solo per affermare idee incontrastabili, non si spiegherebbe perché, per quanto faticosamente, tale principio regga ancora in Italia. La libertà di espressione si ridurrebbe infatti ad essere un semplice utensile per realizzare e smerciare dei "prodotti" pubblici e/o privati; un sistema e un metodo per decidere allo stesso modo di un'azienda qualsiasi. La libertà di espressione ha valore in sé: essa è un valore in sé. Le procedure mediante cui essa si realizza fungono da fonte di legittimazione perché garantiscono il riconoscimento al diritto di manifestare il proprio pensiero, e soprattutto il dissenso in modo civile. La libertà di manifestazione del pensiero, se espressa civilmente, è utile e necessaria proprio perché, se oggettiva ed obiettiva, permette il confronto critico, incanala il dissenso sociale, garantisce la mediazione critica e sostituisce la partecipazione allo scontro. Essa, peraltro, offre un sostegno importante e insostituibile alla vera democrazia rappresentativa. Devia le forme di dissenso dentro alle logiche e alle regole del confronto civile. Isola ed estromette le frange più estreme, le pulsioni incontrollabili e le tentazioni più violente. Se essa non può essere strumento per “gestire” il malessere e le tensioni sociali, chi vi partecipa e accetta quella altrui riconosce implicitamente il gioco della democrazia. Perché si trasferisce il confronto dalla piazza a metodi e mezzi rappresentativi più civili, e quindi si preferisce attivamente la logica della libera manifestazione di pensiero a quella dello scontro. Senza ad esempio la libertà di stampa e di espressione democratica invece, la società si ritrova azzoppata e costretta al silenzio. Se si mette un bavaglio a questi diritti si sancisce, semplicemente, che la democrazia è una “cosa” inutile. Che la partecipazione non serve, che l'ascolto e la comunicazione sono soltanto dei vizi. Che magari è perfino meglio decidere ignorando il dissenso, dichiarando cioè preventivamente "illegittima" la minima possibilità di farlo emergere. Ma la libertà di libera espressione, che è una forma diretta della democrazia, ha una sua funzione “terapeutica”, prima che concreta e strumentale: serve a curare, prevenendola, dall’estremizzazione dei rapporti sociali e politici, a evitare che la loro possibile frustrazione degeneri, intaccando il corpo stesso del dialogo civile. Quando la libertà di espressione è resa sterile, inutile, insignificante, quando è svuotata del suo reale valore, allo stesso modo della democrazia, allora è lecito avere paura non solo del proprio futuro.
(Un ringraziamento personale a Ilvo Diamanti)

1 commento:

Anonimo ha detto...

La democrazia è un diritto che abbiamo conquistato negli anni ma che spesso molte persone sottovalutano. Dovremmo pensarci spesso ...Io mi auguro solo di non doverla rimpiangere in futuro...Gioia