martedì 17 agosto 2010

IL SOLDATO FANCIULLO TRA I MILLE DI GARIBALDI

(da "Il Piccolo" di Trieste, 15 agosto 2010, pag. 24, sezione: CULTURA - SPETTACOLO)
di SAVERIO MIRIJELLO. Nella celebrazione dei Mille e dell’Italia unita corriamo forse un rischio: perdere di vista gli uomini che ne sono stati protagonisti, accanto a Garibaldi e a Cavour. Protagonisti veri, di recente riscoperti, come Domenico Cariolato. Figura emblematica e potente della stagione risorgimentale, nella sua vita è condensato l’umore di un’epoca. Il vicentino Domenico Cariolato (1835-1910) fu uno degli oltre 1.080 volontari in camicia rossa guidati da Giuseppe Garibaldi e tra gli uomini di maggior fiducia dell’Eroe dei Due Mondi. Rimanendogli sempre al fianco, nelle ore gloriose come in quelle delle sconfitte più brucianti, e partecipando alle sue vicende personali, oltre ai numerosi riconoscimenti di valore Cariolato seppe guadagnarsi una stima particolare e l’affetto incondizionato di Garibaldi («valoroso mio fratello d’armi in tutte le battaglie italiane a cui ebbi l’onore di partecipare»: così gli scrisse in una lettera inviata da Caprera il 21 luglio 1874). Una volta riposta l’uniforme, a cavallo tra l'Ottocento e il secolo scorso, Cariolato seppe distinguersi calandosi anche da protagonista di riferimento nel contesto civile, partecipando al dibattito sociale e alle dispute del panorama politico. La disposizione di Cariolato ad affrontare il rischio si manifesta presto. Ad appena 12 anni, infatti, il 10 giugno 1848, durante l’assedio della città da parte delle truppe austriache del maresciallo Johann Joseph Franz Karl, conte di Radetzky, salva dalla morte una madre e i suoi bambini: verrà decorato con una medaglia di bronzo al valor militare. Ricordato come impavido e tenace combattente, Cariolato partecipa alle più importanti battaglie del Risorgimento. Dopo la capitolazione della città, accorre in Lombardia e si arruola nel battaglione vicentino, la legione di Garibaldi, schierandosi al fianco di quest’ultimo a Luino e a Morazzone, durante la campagna del 1848-’49, dopo la quale Garibaldi si rifugia in Svizzera. Rifugiatosi anch’egli in terra elvetica, ne ritorna ben presto per rimettersi in campo. Sempre nel 1849 prende parte all’insurrezione di Genova, combattendo valorosamente nella successiva difesa della Repubblica Romana. Nel 1859 Cariolato si schiera come volontario nelle Guide a Cavallo dei Cacciatori delle Alpi. Alla vigilia dell’imbarco di Quarto, lo ritroviamo a Genova: ad appena 24 anni, è già al fianco di uomini esperti e maturi. Dell’incontro a Genova e del Cariolato già veterano di battaglie, nella sua rievocazione storica sui Mille, Giuseppe Cesare Abba ricorda quando questi procura un alloggio a lui e ai suoi amici appena giunti per unirsi a Garibaldi. Partecipa così alla spedizione dei Mille, distinguendosi in particolar modo contro l’esercito borbonico a Calatafimi, nella vittoriosa giornata del 15 maggio 1860. Dal 1862 viene trasferito nell’Esercito regolare, entrando ufficialmente a far parte, dal 1866, del Reggimento “Lancieri di Milano”. Promosso al grado di Maggiore, tornerà a indossare la camicia rossa garibaldina come aiutante di campo. Garibaldi, che lo vuole al proprio quartier generale, assume nel 1866 il comando dei volontari nella campagna del Trentino e il fedele ufficiale si distingue a Bezzecca. Nel 1867, quando Garibaldi rompe gli indugi puntando su Roma contro la volontà dello stesso governo italiano, Cariolato è nominato colonnello e riceve l’incarico di recarsi nella capitale per promuovervi l’insurrezione popolare, fornendo un significativo contributo ai preparativi della campagna di Mentana, destinata a infrangersi contro il muro eretto dai Francesi. La carriera militare e la difesa dei principi in cui crede gli riservano ancora una gloriosa appendice: nel 1870 Cariolato è infatti uno dei comandanti della legione garibaldina che si batte contro i Prussiani per la difesa della Repubblica Francese e che libererà successivamente Digione. L’alto ufficiale vicentino lascia l’esercito per riforma nel 1872. I titoli di merito e il credito personale acquisiti nei confronti del generale nizzardo sono elevati al punto che nel 1882, quando questi spira a Caprera, Cariolato avrà con pochi intimi l’onore di depositarne nel feretro la salma. Riposta la divisa militare, sul piano politico, Cariolato si dimostra costantemente attivo nelle vesti di strenuo difensore dei fondamenti morali per i quali ha combattuto, costituendo un punto di riferimento per coloro che si ricollegano idealmente alle esperienze della lotta per la conquista dell’Unità nazionale. Cariolato trascorre l’ultimo periodo di vita a Roma, dove si spegne il 29 gennaio 1910, a 75 anni. Un’esistenza a tinte forti la sua, quasi come lo scorrere d’una emozionante pellicola, anche se si tratta semplicemente della storia di un uomo che ha cercato di rimanere coerente con i propri valori.

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