lunedì 12 luglio 2010

UN CALCIO ALLE ILLUSIONI

[…] " Il calcio, e lo sport, sono favole profondamente amorali, quando non sono immorali, per la loro natura. Sono verità dell'attimo, politicamente scorrette, se non ingiuste e relative, senza valore assoluto, nelle quali il "merito" dipende da troppi elementi inafferrabili e casuali per essere invocato come assoluto e decisivo. […] Nello sport non vincono i buoni, ammesso che ci siano. I "buoni" sono di volta in volta coloro per i quali facciamo il tifo, i "cattivi" sono sempre gli avversari. […] Non esistono neppure dimostrabili relazioni di causa o di effetto tra lo sviluppo economico o il successo agonistico e chi prova a stabilirli deve poi arrampicarsi sugli specchi o pescare i casi utili alla tesi, il "cherry picking", ciliega per ciliegia, scartando quelli che la contraddicono. Ottimi governi hanno prodotto mediocri rappresentative, mentre pessimi regimi regressivi ne hanno espresse di eccellenti. […] La sola morale della favola è nella favola stessa, nel raccontarla, nell'ascoltarla, nell'ipnosi che esercita e che ci coinvolge per un mese, lasciandosi dietro alla fine il vuoto e le cartacce di un'altra festa finita e le piazze da ripulire. Tutto qui e arrivederci a Ipanema fra quattro anni. Se vi piacciono le parabole dei buoni e dei cattivi, guardate il "wrestling". Che è, infatti, uno sport finto." (Un ringraziamento personale a Vittorio Zucconi).

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