giovedì 13 agosto 2009

QUANDO LA FAMIGLIA UCCIDE

L’Italia, Paese civile, ha già dovuto rassegnarsi ad un altro tristissimo conto: ne uccide più la famiglia della mafia. A un Paese che negli anni ‘90 contava i cadaveri dei picciotti sperando che un giorno o l’altro quella guerra finisse e che, quando è finita, ha dovuto accorgersi di essere stato sfidato da un altro schifoso nemico: la violenza sulle donne. Si cominciò agli inizi degli anni Duemila a tenere d’occhio quel paradosso e si finì nel 2006: 176 vittime di omicidi in famiglia contro 146 vittime delle cosche. Da allora, ovviamente, non c’è stata più partita. Mentre la Spagna, la "caldissima" Spagna, grazie a una legge di durezza inaudita, ha fatto scendere i suoi morti in famiglia a 74 nell’ultima rilevazione annuale, noi siamo andati aumentando: 195 nel 2007, secondo dati Eures, e 149 nei primi 8 mesi del 2008 secondo l’Istat. Le statistiche, ferocemente, offrono altri due spunti: 7 vittime su 10 di questi delitti domestici sono donne e il Nord, il nostro amabile e benestante Settentrione, batte tutti, lasciando una scia di sangue lunga il 48,2%. Tra un jackpot mancato e il campionato di calcio che sta per ritornare, tra un aperitivo all'aperto e gli esami di riparazione del figlio: paginate di giornali, ma anche un senso di ingiustificata stanchezza, come se stessimo partecipando tutti a un triste rituale e che questo rituale prima o poi dovesse finire. Con qualche punta, ovviamente, di acclarata morbosità. Gialli dell’estate? Che ci sarà mai di giallo, se esiste una normalità che si spezza, se ci sono pensieri che non si contengono più, se ci sono uomini che si sentono deboli, rifiutati, che non possono portare la vita e allora portano morte. Ma perché l’attenzione su questo massacro non si trasforma, o si trasforma difficilmente in attenzione “politica”? Maria Rita Parsi, psicoterapeuta e scrittrice afferma: «Perché il potere è fatto proprio di questo, perché anche il potere è un impasto di paura, vuole asservire, assoggettare». E’ vero intanto che le denunce aumentano: erano 4.500 nel 2006 e sono diventate 6.000 due anni dopo solo calcolando quelle arrivare al 112 dei Carabinieri. Ma è solo l’inizio di un cammino che chissà mai quando verrà completato. Ci sono dati Istat che fanno rabbrividire. Alla fine di un’indagine andata avanti per 5 anni, su un campione di 25.000 donne, proprio l’Istat ha dovuto concludere che il 91,6% degli stupri non viene denunciato, che il 96% delle “ingiurie fisiche” passa sotto silenzio. E allora viene in mente, lacerante, la tremenda rivelazione che fece 2 anni fa l’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato: in Italia, ogni anno, subiscono violenza di vario tipo 1.250.000 donne. Siamo ancora un Paese civile? (Notizie tratte da "Il Messaggero", 13 agosto 2009)

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