A pensarci ogni volta, mi sembra strano vivere in un Paese dove, sei hai meno di 40 anni, sei considerato (almeno sul piano lavorativo) “giovane”, mentre se conti più di 45 primavere ti passano, sempre lavorativamente parlando, per “vecchio”. Persiste, ed è purtroppo spesso riscontrabile coi fatti, una deteriorata mentalità secondo cui, se sei produttivamente “imberbe” (tra le 20 e le 39 candeline spente), cioè se manchi di una significativa (?) esperienza lavorativa rappresenti, ma soltanto a parole, una “risorsa da valorizzare”, mentre all’atto pratico costituisci più facilmente un problema da gestire. In poche parole, se ti trovi sulla fatidica soglia della cosiddetta “maturità lavorativa”, hai praticamente a tua disposizione un lustro di tempo (ovvero lo spazio temporale tra le 40 e le 44 tacche sulla tua spalla) per essere lavorativamente “giusto”. “Giusto” sì, ma per chi e cosa?
Non c’è da abbattersi, perché di certo il futuro è a favore di chi non si ferma a compiangersi. Occorre invece continuare a studiare, prepararsi, aver “fame” di approfondire le cose, tenere insomma aperta la propria mente, senza mai pensare di vivere di rendita con le nozioni acquisite fino ai 35 anni, perché la cultura è prima di tutto una difesa, ricordando che ogni giorno vengono allegramente tagliate molte ali a tanti giovani (di spirito, non solo di anagrafe) che propongono idee originali, innovative o finanche idiote, ma che almeno ci provano.
E allora, se avete tra i 20 e i 40 anni, se sentite dirvi in italiano o nel vostro dialetto: “Giovane, ma dove credi di andare?”, sappiate che siete molto probabilmente sulla strada giusta. O che almeno, ci state provando.
Non c’è da abbattersi, perché di certo il futuro è a favore di chi non si ferma a compiangersi. Occorre invece continuare a studiare, prepararsi, aver “fame” di approfondire le cose, tenere insomma aperta la propria mente, senza mai pensare di vivere di rendita con le nozioni acquisite fino ai 35 anni, perché la cultura è prima di tutto una difesa, ricordando che ogni giorno vengono allegramente tagliate molte ali a tanti giovani (di spirito, non solo di anagrafe) che propongono idee originali, innovative o finanche idiote, ma che almeno ci provano.
E allora, se avete tra i 20 e i 40 anni, se sentite dirvi in italiano o nel vostro dialetto: “Giovane, ma dove credi di andare?”, sappiate che siete molto probabilmente sulla strada giusta. O che almeno, ci state provando.
1 commento:
La cultura, il sapere, la curiosità di indagare e scoprire nuovi settori, l'approfondire,...penso siano la chiave per non morire dentro...a qualsiasi età. Ci viene insegnato da grandi personaggi del mondo della scienza, della letteratura, dello spettacolo che nonostante non siano più molto giovani non si sono arresi al continuo apprendere. Gioia
Posta un commento