Quarant’anni fa, il 17 novembre 1968, Armando Gervasoni, giovane giornalista vicentino di talento, muore a soli 35 anni in un incidente stradale. Insieme al libro di Tina Merlin, il suo testo “I corvi di Erto e Casso” rimane un testo fondamentale per comprendere la tragedia del Vajont.
Negli anni ’50 collaboratore de “Il Mondo” di Pannunzio, agli inizi degli anni ’60, da professionista, entra nella redazione bellunese de “Il Gazzettino”. Ha l’occasione di conoscere Tina Merlin, la coraggiosa cronista de “L’Unità” che segue sin dall’inizio i lavori della costruzione della diga del Vajont da parte della Sade, e può conoscere ed approfondire molte questioni legate alla diga e alla vita degli abitanti della zona. Tutto ciò di cui viene a conoscenza viene riversato in un romanzo: tra il gennaio e il settembre del 1963, infatti, egli scrive un libro pieno d’angoscia cui darà il titolo de “I corvi di Erto e Casso”, testo quasi profetico in cui Gervasoni prefigura il disastro che sta per succedere. E’ una tragedia preannunciata, dovuta a precise e ben riconducibili responsabilità, che si scatenerà in seguito alla costruzione di una maledetta diga a fianco d’una montagna soggetta a frane e quindi completamente inaffidabile quale punto di ancoraggio della nuova opera.
Il libro del giornalista vicentino, prima del disastro, conosce varie tappe forzate che ne impediscono la pubblicazione. Nella funesta notte del 9 ottobre, quando giunge la notizia della strage del Vajont, Gervasoni non si trova più a Belluno: nei primi mesi del 1963 è stato spostato alla redazione di Rovigo de “Il Gazzettino”. L’ordine era partito dall’alto. Dal centro rodigino Gervasoni ritorna però nel Vajont, stavolta come inviato. Racconterà la disgrazia di quanto è costretto a rivedere dopo averlo purtroppo inutilmente preannunciato. Il suo libro verrà stampato nel 1967 per i tipi dell’editore Giordano di Milano, adattato stavolta alla realtà cui Gervasoni si era inizialmente ispirato con un taglio più letterario. Postumo, vedrà la luce nel 1969 anche il suo ultimo lavoro, dal titolo “Il Vajont e le responsabilità dei manager”, edito da Bramante, Milano.
La scomparsa di questo giovane uomo, padre di famiglia, scrupoloso e valente giornalista vicentino, lascerà un vuoto incolmabile.
Armando Gervasoni |
Negli anni ’50 collaboratore de “Il Mondo” di Pannunzio, agli inizi degli anni ’60, da professionista, entra nella redazione bellunese de “Il Gazzettino”. Ha l’occasione di conoscere Tina Merlin, la coraggiosa cronista de “L’Unità” che segue sin dall’inizio i lavori della costruzione della diga del Vajont da parte della Sade, e può conoscere ed approfondire molte questioni legate alla diga e alla vita degli abitanti della zona. Tutto ciò di cui viene a conoscenza viene riversato in un romanzo: tra il gennaio e il settembre del 1963, infatti, egli scrive un libro pieno d’angoscia cui darà il titolo de “I corvi di Erto e Casso”, testo quasi profetico in cui Gervasoni prefigura il disastro che sta per succedere. E’ una tragedia preannunciata, dovuta a precise e ben riconducibili responsabilità, che si scatenerà in seguito alla costruzione di una maledetta diga a fianco d’una montagna soggetta a frane e quindi completamente inaffidabile quale punto di ancoraggio della nuova opera.
Il libro del giornalista vicentino, prima del disastro, conosce varie tappe forzate che ne impediscono la pubblicazione. Nella funesta notte del 9 ottobre, quando giunge la notizia della strage del Vajont, Gervasoni non si trova più a Belluno: nei primi mesi del 1963 è stato spostato alla redazione di Rovigo de “Il Gazzettino”. L’ordine era partito dall’alto. Dal centro rodigino Gervasoni ritorna però nel Vajont, stavolta come inviato. Racconterà la disgrazia di quanto è costretto a rivedere dopo averlo purtroppo inutilmente preannunciato. Il suo libro verrà stampato nel 1967 per i tipi dell’editore Giordano di Milano, adattato stavolta alla realtà cui Gervasoni si era inizialmente ispirato con un taglio più letterario. Postumo, vedrà la luce nel 1969 anche il suo ultimo lavoro, dal titolo “Il Vajont e le responsabilità dei manager”, edito da Bramante, Milano.
La scomparsa di questo giovane uomo, padre di famiglia, scrupoloso e valente giornalista vicentino, lascerà un vuoto incolmabile.
Nessun commento:
Posta un commento