La vecchia, cara tastiera, che fa da tramite tra le nostre idee e le parole tipografiche per esprimerle da almeno 150 anni, avrebbe i giorni contati? I paradossi non mancano. La tastiera virtuale ha ancora bisogno di sembrare il più possibile meccanica, con una risposta e dei suoni che arricchiscano il feedback. D’altronde uno studio della Università di Glasgow dimostra che una qualche risposta acustica riduce i refusi del 20% e aumenta di altrettanto la velocità di digitazione rispetto ad apparecchi completamente “muti”. Siamo animali sensoriali, l’udito aiuta il tatto. L’effetto collaterale è che sullo schermo restano grandi ditate. Le impronte digitali sono antiestetiche ma sono macchie umane, la prova che la macchina non è sola.
venerdì 25 settembre 2009
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