"Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta." (Discorso di Robert Kennedy, 18 marzo 1968, Università del Kansas)
domenica 22 maggio 2011
sabato 21 maggio 2011
domenica 1 maggio 2011
UN UOMO GIUSTO AL POSTO GIUSTO
Karol Wojtyla è stato l’uomo giusto nel momento storico giusto per la Chiesa cattolica ed una comunità mondiale che necessitavano di esempi reali e pratici. Come ebbe comunque modo di recepire, nel suo brevissimo pontificato, Papa Luciani, impostando le basi per una Chiesa più improntata ad un Catechismo rivelato nel suo concreto senso etimologico e non impartito su stantie basi nozionistiche. Come altre volte, la situazione particolare della Polonia, situata nel vitale punto d'intersezione tra l’est e l’ovest, divenne un punto-cardine per il Mondo. E nessuno, meglio di un autentico e fervente cristiano formatosi da giovane in un contesto di ferma conservazione dei valori umani nonostante la cruda realtà politica, che peraltro vide in quel tempo il rantolio di un regime ai suoi ultimi anni, poteva pensare alla realizzazione di una nuova società che fosse culla della molteplicità di culture. La Polonia è da sempre un territorio di intersezione di tante civiltà, in particolare delle tradizioni romaniche, germaniche, slave e greco-bizantine, e in essa la questione del dialogo delle varie culture è, per molti aspetti, più pulsante che altrove. Proprio per tale motivo Giovanni Paolo II, genuinamente ecumenico e genuinamente missionario, fu l’uomo giusto in quell’esatto momento storico: preparato anche provvidenzialmente per affrontare le questioni del tempo successivo al concilio Vaticano II.
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