mercoledì 7 gennaio 2009

UN SOGNO (QUASI) IMPOSSIBILE

Nel 1792 un buon numero di schiavi neri parteciparono ai lavori di edificazione della Casa Bianca, e in tutto ben 12 presidenti degli Stati Uniti furono proprietari di schiavi, 8 di loro mentre erano in carica. Tra meno di 2 settimane, una famiglia di afro-americani prenderà ufficialmente possesso della Casa Bianca. Il padre di Barack Obama era originario del Kenya. E un trisavolo di sua moglie Michelle, la nuova first-lady, come pure ormai molti sanno, era uno schiavo in South Carolina. A volte, ciò che sembra impossibile diviene realtà. Chissà che un altro sogno impossibile possa realizzarsi, un sogno per realizzare il quale sarebbe assolutamente necessario il massimo sforzo di Barack Obama: la pace tra israeliani e palestinesi. Sarà estremamente difficile, per non dire quasi impossibile. Dopo aver assunto il potere, 8 anni fa, George W. Bush disse a un fidato collaboratore: “Non ci sono premi Nobel da vincere nel conflitto israeliano-palestinese”. Bush in Medio Oriente si dedicò così ad altre cause, con i noti risultati. Ma come Obama disse mesi fa in un discorso pronunciato a Washington davanti all’American Israel Public Affairs Committee, il sacro libro ebraico del Talmud contiene un imperativo: “Tikkun olam”, ovvero l’obbligo di riparare i danni del mondo. Può darsi che Barack Obama in 4 o in 8 anni alla Casa Bianca non possa vincere alcun premio Nobel per la pace o riparare alcunchè tra israeliani e palestinesi, ma gli rimane almeno l’obbligo morale di provarci. Il costo di non farlo si paga in un alto tributo di sangue, come quello che scorre a Gaza in questi giorni. La storia dimostra che talvolta si può realizzare l’impossibile: irlandesi e inglesi hanno di fatto risolto un conflitto che durava dai tempi di Oliver Cromwell. E il 20 gennaio il primo presidente afro-americano entrerà alla Casa Bianca, una casa costruita con le mani e la schiena di molti anonimi schiavi neri. (Un ringraziamento personale a Enrico Franceschini)

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