Nel 2011 non si può attribuire in larga parte la colpa all'imponderabile e all'imprevedibilità. Finchè ci aggrappiamo ad esse, continueremo a piangere vittime e resteremo lontani dall’essere una vera nazione moderna. Allo stesso modo è inutile seguitare a cercare responsabilità e rimedi nelle ore immediate dell'emergenza, ormai troppo spesso volta a convertirsi in catastrofe. A volte mancano perfino le regole del buon senso, come all’interno di leggi regionali che consentono di costruire a 3 metri dai corsi d'acqua anziché a 10 metri. Ci riveliamo giganti nelle catastrofi, ma nani nella prevenzione. Bravissimi a condonare, molto meno a condannare ed eliminare gli abusi. E’ invece giunto il momento di prendere in considerazione una terza ipotesi: la presa di coscienza personale. Conviviamo con autentiche bombe ambientali, che l'incuria e l'avidità umane hanno via via contribuito a innescare: prenderne atto definitivamente non significa disperarsi, abbandonarsi alla fatalità, ma prepararsi per tempo. E’ ora di diventare tutti amministratori del bene pubblico, di tutto ciò che è anche nostro, è ora di diventare cittadini responsabili.
sabato 5 novembre 2011
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